“Giuditta con la testa di Oloferne”
di Paolo Guidotti (XVII° secolo)
  dal 04 al 31 Dicembre 2020
LUCCA
“Giuditta con la testa di Oloferne” <br>di Paolo Guidotti (XVII° secolo)

L’immagine del dipinto di Paolo Guidotti, pittore lucchese del 1600, raffigura "Giuditta con la testa di Oloferne": (e non il tema erroneamente indicato nella versione cartacea). L'opera fa parte di una collezione privata allestita in Lucchesia. A questo proposito ospitiamo un commento del critico d'arte Vincenzo Tani

Privi dell’estro creativo di Stesicoro e della sensibilità estetica di Platone petimus veniam. Spetta a Michele Nicolaci lo Jus primae noctis sullo splendido “Riposo della Sacra Famiglia” recentemente entrata in una variegata collezione lucchese. Jus, guadagnato dallo studioso romano nel convegno tenutosi a Lucca nell’ottobre 2019, sotto gli auspici della locale Fondazione Banca del Monte e che verrà confermato in una lungamente attesa, ma ormai prossima, pubblicazione. Un’opera, ci sia concesso dire, che rappresenta la Summa della poetica guidottiana per le ardite anatomie, lampi coloristici, uniti alla non comune capacità di fare convivere lo splendore di Bartholomeus Spranger e la trasgressività del Beccafumi e del Rosso Fiorentino con le prepotenti adesioni merisiane. Ex abrupto, ecco giungere, estrapolata da una collezione privata lucchese, una grandiosa Giuditta che, tenendo fede alla sua fama si propone come nostra Dike e Nemesi. Secondo il parere di Roberto Contini, apostolo emerito di questo astro della pittura seicentesca lucchese lo scenario prospettico e la forza del chiaroscuro trasudano del linguaggio caravaggesco di Antiveduto Grammatica mettendo in evidenza la vicinanza tra i due artisti. Dipinta sicuramente in quegli anni tra il 1611 e il 1618 che videro il ritorno del Guidotti nella città natale. Rientra in pieno nel caleidoscopio di questo genealoide, che ai momenti pittorici di rara bellezza fa seguire episodi di pura follia creativa, sostenuta da quel “vento impetuoso per gli avversi ardori” che trasporta il Cavaliere nei cieli alti della pittura italiana del primo seicento, a conferma della fama ancora duratura di artista “eccellente e superiore”. (Vincenzo Tani)